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Cari cittadini e amici,

voglio innanzitutto ringraziare la sede ANPI di Spotorno per il suo costante impegno civile sul territorio.

La celebrazione del 25 aprile è occasione di ricordo e di riconoscimento per tutte le componenti di quel grande moto di riscatto patriottico e civile che culminò nella

riconquista della libertà e dell'indipendenza del nostro paese: per tutte le sue componenti, viste e onorate nella loro unitarietà.

Parlo della componente rappresentata dalla lotta delle formazioni partigiane, della componente rappresentata dal tributo di solidarietà e di sacrificio delle popolazioni nelle regioni occupate; e della componente rappresentata dalle prove di dignità, di volontà combattiva e di eroismo dei nostri militari.

Con la lotta di Liberazione l’Italia seppe risorgere come paese libero e democratico, animato da valori di pace, di lavoro, di solidarietà e di giustizia, che trovarono la loro magistrale e duratura espressione nella Costituzione repubblicana.

La memoria degli avvenimenti del 1943-45 ripropone alla nostra riflessione un fondamentale e ricorrente insegnamento, che, oggi come non mai, ci appare attuale e ineludibile: il rifiuto di ogni forma di sopraffazione e violenza e, di conseguenza, il rifiuto dell'indifferenza di fronte all'offesa della dignità dei popoli. Non si tratta semplicemente di una doverosa

posizione di principio, ma di una realistica presa d'atto delle conseguenze che l'arbitrio e l'oppressione producono ineluttabilmente: sofferenza, sottosviluppo, distruzione e guerra, per le nazioni e i popoli che ne sono direttamente colpiti, ma con riflessi pesanti per l'intera comunità internazionale. E ciò è tanto più vero e rilevante nel mondo odierno, sempre più connesso e interdipendente.

Il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, sancito dall’articolo 11 del Costituzione, fornisce un contributo alla sicurezza e allo sviluppo della comunità internazionale.

Oggi noi tutti abbiamo anche un altro compito, forse ancora più importante perché non semplice. La sfida è spiegare, ai più giovani soprattutto, perché i valori della Resistenza - che pure non è stata un blocco monolitico ma un movimento fatto da uomini e donne diversi tra loro - sono ancora oggi il motore e il sale della democrazia. Spiegare i valori e le speranze significa restituire senso alla Resistenza, dando concretezza a quei principi di antifascismo, libertà, democrazia che ne costituiscono il nucleo unitario più vitale.

Solo ascoltando il racconto dei più anziani si capisce cosa sono state la dittatura, la guerra, la privazione delle libertà; solo dai loro racconti i più giovani possono capire cosa sono e quanto valgono la democrazia, la pace e la prosperità.

Ma se non riusciamo a stabilire questo ponte fra le generazioni, corriamo il rischio che queste parole perdano sempre più valore e significato. Perciò il compito che abbiamo tutti noi oggi non è un compito facile. Per questo vi chiedo a cuore aperto,e mi riferisco ai nostri testimoni qui oggi presenti Arturo Actis, Carlo Griffo, Settimio Pagnini e Flora Pallini, di continuare a testimoniare con la vostra instancabile presenza, con il vostro spirito

libero, con la vostra saggezza, quanto sia stato difficile conquistare la libertà interiore, la libertà dei cuori, la libertà di pubblico pensiero e di opinione.

Oggi, più che in passato, dobbiamo rivendicare con forza i valori dell’antifascismo, come l’unica grande cultura civile del nostro Paese.

La memoria è dovere morale, innanzitutto, ma in questo momento politico e in questa nostra società diventa strumento culturale edi progresso.

La consapevolezza dei grandi accadimenti del passato, la conoscenza dei loro contenuti o anche dei loro limiti, sono il fondamento della società, che consente di correggere gli errori e di evitare che essi possano ripetersi.

Una società moderna deve avere come fondamento il rispetto delle diversità e il riconoscimento del loro valore, come possibilità di una più generale promozione sociale.

Il 25 aprile è l’anniversario, il compleanno della Liberazione, della democrazia e della Costituzione.

Facciamo in modo allora che questo 25 aprile rimanga, in tutto il suo significato e nei suoi contenuti, momento essenziale per un ulteriore sviluppo civile e sociale della nostra comunità, per contribuire a un’Italia e a un’Europa unita, civile, giusta e democratica, impegnata al superamento di tutte le ingiustizie, vecchie e nuove.

Il 25 aprile del 1945, lo diceva Vittorio Foa, un grande e autorevole testimone del nostro tempo, fu un’ondata irresistibile di gioia in tutto il paese. Abbiamo ricordato quel giorno come il giorno della Liberazione ed è giusto. Ma per tutti era e sarà sempre un grande giorno di pace e riconciliazione. Quella pace che si garantisce anche a Spotorno con la civile convivenza.

Alcide Cervi, padre dei sette fratelli vittime dell'odio, ci ha lasciato queste parole: "Niente di voi sappiamo più, negli ultimi momenti, né una frase, né uno sguardo, né un pensiero. Eravate tutti e sette insieme, anche davanti alla morte, e so che vi siete abbracciati, vi siete baciati, e Gelindo prima del fuoco ha urlato: "Voi ci uccidete, ma noi non moriremo mai!": ecco, lo spirito dei fratelli Cervi, l'amore per la libertà che avevano nel cuore e per cui sono stati vilmente uccisi li fa vivere anche oggi: e noi sappiamo che questi valori di libertà non moriranno mai.

La Resistenza è il fatto costitutivo dell’identità del nostro vivere, delle nostre vere libertà. Un grande Paese ha solo cittadini liberi. E un Paese è grande quando conserva la sua memoria, quando difende la propria identità e quando costruisce, con l’aiuto di

tutti, il proprio grande progetto.

Grazie. Buon 25 aprile a tutti!

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Assessore alla Pubblica Istruzione Gian Luca Giudice

manifesto per 25 aprile 2015

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