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Nato a S.Margherita Ligure nel 1888, Sbarbaro aveva a Spotorno i nonni materni, e qui trascorse una vacanza estiva già nel 1908. Così lo ricorda qualche tempo dopo sua sorella Clelia, mentre lavora a Pianissimo, che uscirà nel 1914: - seduto su un muretto o appollaiato su un ramo d'albero, passa giornate intere a inseguire fantasie, a scrivere.- Ogni volta che il poeta fa ritorno a Spotorno ritrova una situazione di serenità e di adesione alla natura ligure; ne descrive il manifestarsi in piccoli fatti capaci di suscitare grandi suggestioni poetiche, come in questo breve brano:

Quest'anno le agavi del litorale han messo il fiore:un'alberella di pannocchie bionde, alloggio alle vespe. Sulla vertebra nuda della strada, sui monti calvi e calcinati luglio si accanisce. Scarnito l'osso, il paese s'apre secca fauce sul mare; che ne elude la sete spruzzandolo di schiume amare.

Sbarbaro si stabilisce una prima volta a Spotorno nel 1941, a causa della guerra, quando la sua casa di via Montaldo a Genova - vicino al Cimitero di Staglieno - diverrà troppo esposta al rischio dei bombardamenti. Nel maggio del ‘44 Sbarbaro e i suoi familiari si devono allontanare anche da Spotorno: In previsione di sbarchi alleati, il comando tedesco ci caccia da Spotorno.Trovo nei monti qui sopra, a Borsana, una casa in rovina, abbandonata da anni proprietari emigrati in America. Mi decide a fissarla la pianta di santolina che è in fiore sul ponticello d’accesso. Nell’agosto del ‘44 la casa di Spotorno viene colpita:

Ci vengono a dire che stanotte han bombardato la nostra abitazione a Spotorno. Scendendovi nel torrido mezzodì odo per la prima volta le pigne al sole scrosciante.

Nel 1951 Camillo Sbarbaro si ritirò in questa casa di via Finale con sua sorella Lina (in famiglia chiamata ‘Clelia’) e la zia Benedetta. Vi morì nel 1967. La maturazione artistica di Sbarbaro si sviluppò in un periodo ricco di importanti correnti letterarie che tramite le loro pubblicazioni, come ad esempio la rivista fiorentina La Voce, esprimevano le nuove istanze dei letterati. Su di essa anche il giovane Sbarbaro trovò ospitalità, come testimonia lo scrittore Ardengo Soffici (Rignano sull’Arno, Firenze, 1879 - Forte dei Marmi, Lucca, 1964):

Mi ricordo che al tempo della Voce, Camillo Sbarbaro, il quale era allora quasi un ragazzo e sconosciutissimo, mandò a me personalmente alcuni componimenti in versi perché gliene dicessi il mio parere [...] e le feci stampare nel giornale, al fine d'incoraggiare il giovine scrittore. (da Rete Mediterranea, Vallecchi, Firenze, Marzo 1920).

Il periodico La Riviera ligure pubblica numerose liriche di Sbarbaro, e lo scrittore Giovanni Boine (Finalmarina, Savona, 1887 - PortoPadre di Camillo Maurizio, Imperia, 1917) così esalta i suoi componimenti:

Leopardi l'ho ricordato perché leggendo lo Sbarbaro, non so che di Canti vien per echi in mente; le cose meno lavorate, le "Ricordanze" per esempio col loro endecasillabo sordo ed il loro sordo dolore. Questa sordità, questa funebre cenere, questo che di muto e di disadorno è passato dal Leopardi nello Sbarbaro [...] Sono colpito in questi frammenti dello Sbarbaro dalla secchezza, dalla immediata personalità dalla scarna semplicità del suo dire: mi par d'essere innanzi ad una di quelle poesie su cui i letterati non sanno né possono dissertare a lungo, ma di cui si ricordano gli uomini nella vita loro per i millenni. (da La Riviera ligure, XX, 4a serie, 34, Oneglia, ott. 1914, ora in Il peccato e altre opere, Guanda, Parma, 1971.)

Eugenio Montale (Genova, 1896 - Milano, 1985) conobbe personalmente Sbarbaro e così ce lo presenta:

Poi un giorno qualcuno, probabilmente il maledettissimo Pierangelo Baratono, mi presentò un giovane di corta statura, piuttosto rubicondo, [...] e mi disse: questo è Sbarbaro.... Non so se Sbarbaro fosse ancora impiegato all'Ilva. Abitava in via Montaldo, sulla discesa che porta al cimitero di Staglieno, e poteva dirsi un collezionista di funerali. Appresi dopo ch'egli collezionava muschi e licheni. (dal Corriere della Sera del 5 novembre 1967)

Montale e Sbarbaro si conobbero a Genova in Galleria Mazzini, un vero "salotto sotto vetro", dove tra Otto e Novecento diversi furono i luoghi di incontro per i letterati: il Caffè Diana frequentato da ‘non-dannunziani’ in cerca d’una ‘nuova poesia’ ; il Caffè Roma, in cui si ritrovavano gli amici di Guido Gozzano (Torino, 1883-1916) e di Mario Maria Martini; la Libreria Editrice Moderna di Giovanni Ricci, che ebbe fra i suoi fra i frequentatori Ceccardo Roccatagliata Ceccardi (Ortonovo, La Spezia, 1871 - Genova, 1919), Antonio Giulio Barrili (Savona,1836-Carcare, Savona, 1908), Edmondo De Amicis (Oneglia, 1846-Bordighera, 1908) ; Paul Bourget (Amiens, 1852 - Paris, 1935). Per comprendere il legame che si creò fra i due poeti, basta ricordare che Montale dedicò a Sbarbaro due poesie in una sezione tutta per lui nelle prime pagine di Ossi di seppia, intitolata appunto Poesie per Camillo Sbarbaro. Leggeremo l’Epigramma di Montale su al Castello, mentre in questa sosta di fronte alla casa di Spotorno, più decisamente biografica, vi offriamo un sorso di Caffè a Rapallo, dove tutto l’affetto di Montale per Sbarbaro si manifesta, insieme alla loro consonanza spirituale.

Caffè a Rapallo

I Natale nel tepidario lustrante, truccato dai fumi che svolgono tazze, velato tremore di lumi oltre i chiusi cristalli, profili di femmine nel grigio, tra lampi di gemme e screzi di sete... Son giunte a queste native tue piagge, le nuove Sirene!; e qui manchi Camillo, amico, tu storico di cupidigie e di brividi. S’ode grande frastuono nella via. E’ passata di fuori l’indicibile musica delle trombe di lama e dei piattini arguti dei fanciulli: è passata la musica innocente. [...] L’orda passò col rumore d’una zampante greggia che il tuono recente impaura. L’accolse la pastura che per noi più non verdeggia.

La scena si svolge a Rapallo, vicino dunque a S.Margherita, dove Sbarbaro nacque. E’ festa intorno, e si rivela in tutta la sua vuota crudeltà la mancanza di un amico, in un momento in cui un mondo grottesco e ineluttabilmente estraneo minaccia l’orecchio e l’animo: a Montale manca Sbarbaro, un complice con cui condividere la sua estraneità e il suo amore per il silenzio.

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